Archaeological sites, Area archeologica di Santa Croce in Gerusalemme, event venues in Rome



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L'area archeologica di Santa Croce in Gerusalemme, topograficamente pertinente al Celio, ebbe fin dal IX secolo a.C. una destinazione prevalentemente funeraria. A partire dal V secolo a.C., la zona divenne un importante centro di comunicazione viaria, attraversata da tre grandi strade (Labicana, Prenestina e Celimontana). Inoltre, essendo uno dei punti più alti della città, vi confluirono ben otto acquedotti, tra cui quello Claudio che costituisce la più antica testimonianza monumentale del comprensorio (52 d.C.).

Tra il 42 e il 38 a.C., nell'ambito di un generale riassetto urbanistico dell'Esquilino, Mecenate trasformò quest'area in quartiere residenziale, con l'impianto di grandi villae e domus private immerse in vasti giardini (horti). In particolare, la zona limitrofa a porta Maggiore divenne in seguito proprietà della famiglia dei Varii, imparentati con la dinastia dei Severi (horti Variani).
Dagli inizi del III secolo d.C., con l'elezione a imperatore di Sesto Vario Avito Bassiano che regnò col nome di Elagabalo (218-222 d.C.), gli horti Variani entrarono a far parte del demanio imperiale. Elagabalo modificò la villa dei Varii trasformandola in una nuova residenza imperiale, strutturata in nuclei monumentali collegati tra loro da un atrio (attuale basilica di Santa Croce) e da corridoi articolati all'interno di un vasto parco. Della villa facevano parte l'anfiteatro Castrense e il circo Variano, strutture utilizzate per giochi e corse di carri a uso esclusivo della corte imperiale, mentre le terme Eleniane, edificate da Alessandro Severo (222-235 d.C.), erano probabilmente destinate alla pubblica fruizione. La costruzione del circo fu probabilmente iniziata da Caracalla (212-217 d.C.), particolarmente appassionato di corse di carri. La lunghezza originaria, superiore a quella del circo Massimo (ca. m 640), determinata grazie al rinvenimento nel 2014 di una porzione della torre occidentale che affiancava le cabine di partenza, fu poi ridotta da Elagabalo durante la realizzazione della sua residenza.

L'estensione di questa dimora imperiale fu poi ridimensionata dalla costruzione delle mura Aureliane (271-275 d.C.) che sacrificarono il circo e inglobarono l'anfiteatro e la parte residenziale.
Con Costantino (306-337 d.C.) la villa conobbe una nuova fase di splendore: fu trasformata in un complesso polifunzionale, noto come palazzo Sessoriano (che significa luogo di soggiorno imperiale), protetto su tre lati dalle mura, e costituito da una parte pubblica (di cui faceva parte la basilica civile nota come "tempio di Venere e Cupido"), una destinata agli alloggi della corte (le domus lungo le mura e la domus rinvenuta nel comprensorio ACEA, costruite in precedenza ma riutilizzate e modificate in questo periodo) e un settore privato riservato all'imperatore. Fulcro del palazzo era la basilica civile, costituita da un grande ambiente di forma rettangolare, di cui rimane soltanto il muro di fondo con al centro la monumentale abside. L'aula basilicale, presente in tutte le residenze imperiali dell'epoca, era destinata alle varie attività dell'imperatore, che qui era solito dare udienze e convocare consigli di stato. La sala, che oggi presenta una muratura a vista in laterizio, era riccamente decorata con marmi policromi e materiali di pregio ed è stata oggetto di una ricostruzione multimediale scaricabile in situ. L'antico atrio della villa severiana fu adattato a cappella Palatina dedicata al culto della croce di Cristo, per volere dell'imperatrice Elena. Il nuovo palazzo doveva essere un vasto complesso polifunzionale esteso su una superficie di circa 122.500 mq, una sorta di enclave incastonata nell'angolo sud-orientale delle mura Aureliane.

Negli anni successivi, mentre il centro della vita politica e imperiale si era ormai trasferito a Costantinopoli, la zona di Santa Croce seguì una sorte simile a quella di altre parti della città, venendo progressivamente abbandonata e destinata a colture. Mentre il palazzo e gli edifici pubblici e privati andarono lentamente in rovina, la chiesa continuò ad esistere, divenendo meta di pellegrinaggi e importante centro vitale, intorno al quale si sviluppò una fiorente comunità religiosa.